Wayag è un ancoraggio perfetto sotto tutti i punti di vista: siamo circondati da panettoni carsici che finiscono in mare con un solco scavato dalle onde e sono coperti da foresta equatoriale brulicante di uccelli, di cui sentiamo le grida giorno e notte. Il fondale è di sabbia, in alcuni punti di soli due metri e mezzo, mentre in altri srofonda fino a trenta metri, ma le zone di acqua bassa chiara e trasperete sono molte e possiamo scegliere a volontà dove fermarci. All'ingresso del labirinto di canali tra i panettoni abbiamo incontrato la prima barca, un grosso caicco pieno di sub, da quando siamo partiti da Sorong e la sua sola presenza ci ha perfino infastiditi, tanto ci siamo abituati alle solitudini di questi posti incredibili.
L'unico aspetto in parte negativo dei posto è il clima, quasi completamente assente di vento e martellato da un sole implacabile: siamo contenti quando i nuvoloni dei frequenti temporali si addensano su di noi, vogliono dire vento e una pioggia torrenziale tiepida che ci fa gioire di una doccia gratuita e rinfrescante.
Siamo partiti da Sorong quattro giorni fa, dopo una settimana di ritardo sulla pianificazione dovuta alla necessità di bonificare la barca da un'invasione di ratti che hanno provocato guasti lasciato sporcizia dappertutto, una vera punizione immeritata. Ora, grazie a un equipaggio stakanovista, la barca è immacolata e quasi pronta per la traversata verso le Filippine e il Giappone che cominerà fra qualche giorno, dopo che avremo raggiunto Ternate sull'isola delle Molucche, punto di uscita ufficiale dall'Indonesia.