Il nostro paziente si è rimesso. Da ieri è in barca e la ferita richiede ormai le solite cure da convalescente-
Non abbiamo che sfiorato il pensiero di lasciarlo qui, ipotesi che avremmo discusso insieme a lui solo se la sua permanenza in ospedale si fosse prolungata di molto.
Tuttavia i ritardi alla partenza, dovuti soprattutto a problemi doganali dei ricambi da noi fatti penosamente arrivare, si sono aggiunti alla nostra doverosa sosta imprevista e i tempi a nostra disposizione stanno riducendosi in modo molto critico.
Sicuri di poter ormai partire, stante le assicurazioni ricevute dalle autorità tutte di Sorong, riceviamo una doccia fredda molto sgradevole: non possiamo lasciare l’Indonesia da qui!
Non sto ad annoiarvi con il racconto della burocrazia indonesiana in generale e di quella locale in particolare, ma qui ho già speso due giorni per cercare di risolvere favorevolmente il problema.
I sospetti di una manovra volta ad ottenere qualcosa sottobanco si fanno acuti quando il capo dell’Immigrazione mi fa accomodare nel suo ufficio, lontano dagli occhi dei dipendenti. Sono preparato a tutto, cioè, a quasi tutto.
Non a scoprire che la sua è una cortesia nei miei confronti per non farmi apparire uno stupido! Mi rilegge spiegandomeli faticosamente in un inglese a lui non familiare i regolamenti che gli vietano di lasciar partire una barca da diporto da Ternate e la necessità di farlo da Bitung, un centocinquanta miglia più a ovest!
Sono costernato e insieme sollevato. La deviazione, considerando che domani è sabato, ci costerà almeno altri tre giorni di ritardo. In compenso mi confermo nella certezza che gli indonesiani siano se non i più gentili certo tra i migliori della terra. Si offre anche di fare da tramite con le autorità di Bitung se ne avessi bisogno. La stessa preoccupazione e la stessa sollecitudine presso la dogana e la capitaneria di porto. Non avevo capito che la mia richiesta di lasciare l’Indonesia da qui li aveva gettati nel più profondo sconforto, non sapendo come fare a soddisfare la mia richiesta.
Ora che le cose si sono chiarite non finiscono di farmi sorrisi, di farsi dei selfies con me e di chiedermi l’indirizzo e-mail chiamandomi zio, non appena hanno saputo che ho numerosi nipoti!
Speriamo dunque di completare definitivamente le nostre carte a Bitung, dove dovremmo arrivare sabato sera.