La corrente contraria è forte. Da tre giorni stiamo risalendo al largo delle Filippine soprattutto a motore.
Il vento è debole e per lo più di prua. La rotta logica sarebbe stata ad ovest della grande isola di Mindanao, non ad est, dove siamo noi. Ma ad ovest c’è il concreto rischio di incontrare i pirati, ancora presenti e pericolosi da quelle parti, perciò ci troviamo a combattere contro corrente e a procedere alla ridicola velocità di meno di quattro nodi sul fondo.
Di giorno dal mare caldissimo si sviluppano grandi nubi minacciose che scaricano piogge torrenziali che durano ore e riducono la visibilità a un centinaio di metri.
La pioggia e il vento con lei alzano il mare che ci fa beccheggiare e rollare, fin quando un intervallo fra la nuvolaglia non concede una tregua.
Le notti si susseguono alle notti e agli scrosci di pioggia.
Sono sei anni che navighiamo in Pacifico e gli incontri con altre imbarcazioni sono stati rarissimi, finora.
Da quando siamo entrati nelle acque dell’estremo oriente invece dobbiamo tenere gli occhi ben aperti. Le navi non sono un problema: c’è un dispositivo obbligatorio che ne trasmette rotta e posizione e noi siamo equipaggiati con la stessa attrezzatura. Le barche da pesca, numerosissime, invece ne sono prive o non lo usano per non far sapere dove vanno ad operare.
Non è raro che siano così impegnate nella pesca, o così indifferenti, da essere davvero pericolose, senza contare le reti e le boe, grandi a volte come frigoriferi, che stendono a notevole distanza dall’imbarcazione principale.
Ma vedere una luce in mare, oltre all’attenzione, fa sorgere a chi fa la guardia anche altri pensieri, nella solitudine dell’oscurità del pozzetto rotta solo dalle luci fioche degli strumenti.
Chi c’è là, in mare insieme a noi? A cosa pensa negli intervalli del lavoro? Quale sarà la sua vita, quali i suoi desideri, le sue aspirazioni? Banali, concreti, sozzi, brutali, privi di immaginazione forse? O qualcuno alza gli occhi al cielo e le stelle gli fanno dimenticare per un attimo le preoccupazioni e gli fanno sorgere domande inusuali?
Anche a noi possono capitare compagni di viaggio privi di immaginazione o concentrati su desideri molto concreti, non diversi da quelli di terra. Ma qualcuno c’è che nella solitudine scopre cose di sé e del mondo che non avrebbe saputo se non si fosse trovato per mare a porsi domande sulle luci isolate. O sulla loro assenza protratta per mesi, solo in un’immensità che chi non ha provato a traversare quest’oceano d’incredibile vastità non riesce neanche ad immaginare.
Mare, acqua nuvole, stelle, poi ancora mare e acqua e nuvole e stelle e vento e onde. Onde incrociate, onde alte e frangenti, onde che fanno rabbrividire la superficie e onde che schiaffeggiano violente i fianchi della barca.
Soli nelle guardie, soli con i propri pensieri, a volte contenti così, a volte anelando di poter condividere l’esperienza con spiriti affini ed emotività analoghe.
Le luci lontane nascondono altri come noi?
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