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Artico e nuvole...


Da Best Explorer, mare della Siberia Orientale, oltre 72 gradi Nord

(Photo credit: Best Explorer crew)

Vi ricordate la canzone Messico e nuvole? Non c'entra nulla. Ma mi è piaciuto parafrasare il titolo. Qui c'è da stupirsi se il cielo è sereno. Ci vorrebbe un meteorologo per spiegarcelo, ma contentiamoci di accertare che è proprio così. Ieri siamo stati fortunati ad avere per tutte e ventiquattro le ore (continua un po' anche ora) un bel vento al lasco che ci ha fatto filare a ottima velocità. Finalmente! La mia guardia, cominciata alle 21 del giorno prima, ci vedeva avvolti dalla nebbia che circondava la barca, nella luce crepuscolare presente anche nel pieno della notte, con un cerchio di mare scuro ampio un centinaio di metri fino a perdersi senza un confine preciso nella caligine lattescente. Nei nostri climi, fatto salvo l'Adriatico settentrionale, la nebbia è un evento piuttosto raro. Per noi, quando navighiamo al nord, pur non essendo la norma è invece una situazione abituale. Il radar, sempre acceso, ci dà le informazioni essenziali sugli ostacoli, in particolare navi, che possano trovarsi intorno e davanti a noi. Qui di navi ce ne sono proprio poche, ma tutte concentrate più o meno lungo la nostra rotta, la più breve a sud dei ghiacci per unire Atlantico e Pacifico. Quindi: poca o nessuna preoccupazione? Sbagliato! Proprio nel giorno precedente, prima che scendesse la nebbia, una sorpresa un po' inattesa, un po' desiderata: i primi ghiacci! L'equipaggio era un po' deluso dalle notizie arrivate dai nostri personali meteorologi italiani. Dovete sapere che siamo seguiti e informati giornalmente dai ragazzi di un Istituto Nautico di Roma e dalle informazioni satellitari di E-Geos, integrate dal nostro team di terra (shore team) che ha esperienza diretta delle condizioni della nostra navigazione. Ebbene, di ghiacci non se ne sarebbero incontrati lungo tutta la nostra attuale tappa. Avevano sbagliato? Non direi. Questi incontrati erano piccoli iceberg isolati, grandi due o tre volte la nostra barca, impossibili da individuare perfino coi migliori strumenti a disposizione. Piccoli è un termine del tutto relativo. Non avrei proprio gradito trovarmene uno pesante qualche centinaio di tonnellate davanti a cento metri, con giusto il tempo di capire cosa sia quella forma un po' più chiara che spunta dalla nebbia, valutarne la dimensione e la posizione (la direzione della barca ha un movimento oscillatorio ineliminabile), prendere in mano la ruota del timone staccandola dal pilota automatico e allontanarmi dalla parte giusta cercando di vedere nella pochissima luce dove siano intorno i “growlers”, pezzetti di ghiaccio di pochi metri che sempre accompagnano quelli più grossi da cui si staccano in continuazione. L'entusiasmo dell'incontro di ieri non mi sentivo proprio di condividerlo in queste condizioni. Gli occhi che scrutano nel grigiore attraverso le plastiche appannate della nostra cappottina si stancano assai presto e rischiano di ingannare con falsi allarmi, da cardiopalma. Alla fine della mia guardia, e per fortuna, perché solo Salvatore tra il mio equipaggio ha esperienza di ghiacci nella nebbia, questa si dirada e presto si delinea un nitido orizzonte nerastro sotto il cielo ancora plumbeo. La luce, già verso le tre di notte alla latitudine di 70o gradi nord e alla fine di Agosto è sufficiente per mostrare le onde e qualche dettaglio del cielo, scuro, un po' più scuro, quasi nero, quest'ultimo là dove ci si può aspettare di incontrare dei rovesci. Il panorama non cambia molto coll'avanzare del giorno. Un cielo basso basso. Le variazioni di grigio sono solo un po' più chiare. Sotto, il mare. Questo si chiama Vostochnoie Siberskoie Morie o Mare della Siberia Orientale. Fondali bassi, 10-20 metri. Onde non grandi, forse un metro e mezzo o due le più alte, ma disordinate, come abbiamo già incontrato. Questa volta meno fastidiose perché al lasco anch'esse. Ci fanno dondolare e ci sballottano un po' rendendo precario l'equilibrio dei cuochi che affrontano bravamente il loro difficile compito. Il colore dell'acqua è verdognolo, con dei toni giallastri. L'unico paragone che trovo è con le camicie dei nostri militari, un po' stinte dai ripetuti lavaggi. La grande quantità di uccelli di ieri è svanita nel nulla. Per quanto si guardi non si scorgono segni di vita. La visibilità resta ottima e quando incontriamo ancora qualche piccolo iceberg non abbiamo alcuna difficoltà a evitarlo. Anzi, una solitaria testina nera di foca appare per un attimo tra le onde a pochi metri dalla prua e scompare subito sotto la superficie. Il cielo comincia a diventare più vario: la copertura nuvolosa non è più così uniforme. Si distinguono formazioni nuvolose separate, disordinate, dai contorni indefiniti. Nulla di simile ai nostri nuvoloni estivi di panna montata. Non esiste paragone che tenga. L'umidità condensata si sfalda senza un bordo preciso nell'aria fredda, poche centinaia di metri sopra il mare. Perfino il fumo che esce dalla nostra stufa quando si accende ha confini meglio individuabili. Alcune di queste condensazioni si prolungano fino al mare con una specie di frangia: sono quelle da cui scendono le precipitazioni sparse che ci hanno annunciato: è neve! Si accumula sulle plastiche trasparenti sopravvento alla cappottina. Ogni rovescio di piccoli fiocchi che arrivano in orizzontale dura poco e la temperatura appena sopra lo zero riesce comunque a scioglierla prima del prossimo. All'orizzonte a prua appare una breve striscia meno scura, poi si allarga e diventa man mano più luminosa. Sembra non si innalzi abbastanza in fretta per seguire il nostro desiderio di cambiamento del tempo. Passa un'ora, sono di nuovo di guardia e mi diverto a tenere il timone in mano. La nostra andatura è soddisfacente. Sette, perfino otto nodi. La barca risponde bene al timone oscillando a dritta e a sinistra di una decina di gradi senza bisogno di correggere la rotta. E' finalmente un piacere che fa dimenticare le fatiche e le apprensioni. La striscia all'orizzonte si è intanto alzata e si cominciano a distinguere nuvole chiare e dopo un po' anche qualche pennellata di azzurro. C'è una luce più intensa che filtra tra gli intervalli. Cerco nel ricordo un paragone con le spazzolate di luce dei quadri di Turner, ma non è così dorata e luminosa, sembra quasi filtrata da una tenda semitrasparente. Passa un po' di tempo e passano un po' di miglia e sopra di noi l'azzurro si fa vedere bene. Un azzurro chiaro chiaro, senza sfumature. Le nuvole restano numerose e indistinte e il mare resta del suo colore smorto. Il sole, invisibile, scende lentissimo verso l'orizzonte tingendo appena di pallido rosa le nuvole dal di sotto. Siamo troppo a sud e la stagione è troppo avanzata per goderlo a mezzanotte. Ma la nostra rotta un po' verso nord e ovest ci porta ogni giorno a ritardare il tramonto e a godere di un po' più di luce notturna. Comunque troppa perché si possano vedere le stelle negli squarci di sereno. Più tardi nel nostro viaggio, se il cielo si scoprirà abbastanza a lungo, avremo il privilegio di osservare il meraviglioso spettacolo dell'aurora boreale: ci contiamo! ----- At 28/08/2019 22:43 (utc) our position was 72°32.60'N 151°25.27'E 



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