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Cambio di guardia


Mar di Kara, 9-10 settembre 2019 Salvatore, a bordo di Best Explorer

(Photocredit: pxhere.com) Mi butto sul letto dopo cena. Un'oretta di riposo prima del mio turno di guardia che comincia alle 23.00. Farò un sudoku. Quando la sveglia suona ho il libretto del sudoku sul petto e la penna ancora fra le dita. Devo essermi addormentato. Non è raro. Con gli sconvolgimenti dovuti ai turni di guardia, turni disponibili e cambi di fuso orario non sai mai se è ora di dormire. Cioè, tu non lo sai, il tuo fisico sì. Mi vesto. Non è facile con la barca sballottolata dalle onde. Sedici capi non si augurano a nessuno. A volte ne basta 1 a rovinarti la giornata di lavoro. Ma in questo caso i capi sono quelli che indosso: sedici, in sequenza obbligata. Bardato, mi aggrappo alla scaletta e spingo verso l'alto il portellone per uscire in coperta. L'uscita è provvidenzialmente protetta da una cappottina. Sento una secchiata arrivare e istintivamente abbasso la testa. Non servirebbe, la cappottina fa il suo lavoro. Ho di fronte a me il parabrezza del pozzetto di comando. Oltre, tra i riflessi multicolori degli strumenti, scorgo la figura di Danilo già protesa verso un lato per tirare su le cerniere a aprire la finestra di accesso al pozzetto di governo della barca. Questo spazio è completamente protetto da una copertura di tela blu impermeabilizzata su pali d'acciaio. Ha ampie finestrature in plastica trasparente per guardarsi intorno. Sono incernierate per consentire l'accesso. Mi tengo saldamente ai tientibene e alle cime di supporto nel breve passaggio dal portellone al pozzetto, prendendo il tempo al mare per non essere sopraffatto dagli spruzzi. Solo tre passi tenendomi basso e mi infilo dentro con movimenti poco agili, impediti dalla bardatura. Eccomi qua. Ben arrivato. Sono le prime parole di brevi convenevoli poi mi ragguaglia sulle condizioni di navigazione: prossimo waypoint, pericoli lungo la rotta, vento, mare, anomalie magnetiche delle bussole, imprecisioni sul plotter cartografico... Il pilota automatico sbarella, non tiene la rotta. Non è affidabile come pure la cartografia priva di fondali. Guardo fuori per dare senso figurato al racconto di Danilo. È buio, poco vento ma c'è mare. Tanto. A sinistra dovrebbe esserci un isolotto ma non si vede. Il radar lo segnala a meno di 3 miglia con un alone intorno, meglio tenersi a distanza. È ora di darsi il cambio. Come due atleti che corrono in staffetta, il primo tiene il testimone saldamente nella mano e lo porge indietro al compagno che sopraggiunge alle spalle. Solo quando percepisce la ferrea stretta della mano del compagno lascia andare il testimone, facendosi da parte. Altrettanto facciamo noi. Da sinistra affianco Danilo. La sua mano sul timone. Appoggio la mia a dieci centimetri dalla sua. Stringo la ruota assecondando i movimenti di Danilo: è ancora lui che comanda. Bussola due due zero. Ci sei? Ci sono! Molla la presa. Ora comando io.


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