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Emergenza atto III - Emergency 3rd act


Il trattamento con antibiotici sembra avere sortito un effetto positivo: la febbre è calata a un più ragionevole 38°. L’arrossamento intorno alla ferita ha smesso di estendersi, mentre la caviglia rimane gonfia. Lui riposa.

Stiamo rischiando una rotta che ci ha portato attraverso uno stretto pericoloso. Il fondale lì sale improvvisamente da un migliaio di metri a poche decine. C’è un faro in centro, su uno scoglio, ma le carte, sempre molto poco affidabili, non ci dicono di quanto si estendano i reef all’intorno.

Nel passaggio la corrente, prima contraria, ci afferra e ci fa fare una virata improvvisa di 90°, corretta appena in tempo, per trascinarci oltre a 9 nodi.

Passato con molta tensione il punto più stretto, la corrente diventa improvvisamente contraria rallentando la nostra andatura a 3 nodi. Incrociamo le dita per quasi due ore augurandoci che il motore non subisca qualche incidente, finché il canale in cui siamo non si allarga di nuovo e la corrente diminuisce, restando pur sempre contraria, ma di un nodo soltanto.

Se fosse successo qualcosa saremmo stati trascinati sugli scogli appena superati senza poter far nulla, nella totale assenza di vento, non potendo neppure contare sull’ancora per fermarci, dato che i fondali precipitano di nuovo oltre i mille metri.

Ancora in corsa verso Ternate.


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