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La Tempesta


Salvatore

Quattro giorni dovevano essere e quattro giorni sono stati. Previsto con precisione chirurgica, seguito con la massima attenzione dai meteorologi, un uragano si è sviluppato nel nord del Pacifico interessando una vasta area circostante con violenti tempeste. Quella che ha investito il mare di Beaufort noi l'abbiamo aspettata a Tuktoyaktuk (credo che la scala di classificazione dei venti non abbia preso casualmente il nome di Beaufort...) Avvinghiati all'inglese sulla testata dell'unico pontile della cittadina con doppia cima a poppa, una prua, e tre spring abbiamo goduto, non senza preoccupazione, di una posizione privilegiata. Su di noi, in seconda e terza fila, con rispettive cime sul pontile, che ci abbracciavano, altre due barche. Ventidue anni che qui non si abbatteva qualcosa di simile. Fino a 40 nodi di vento con onde alte quanto il fondale sottostante frangevano sulle spiagge più interne della laguna. Il mare sospinto dal vento si è gonfiato con una marea di straordinaria altezza che ha coperto gran parte delle lingue sabbiose che proteggono la baia. Dove ancora spuntava terra, veniva di tanto in tanto ricoperta di spuma. Tronchi d'albero trascinati in mare dal Mackenzie, si sono riversati lungo i litorali anch'essi spazzati dalla furia del mare. Per scendere dalla barca, un tronco, scivoloso, tagliato longitudinalmente ci consentiva di saltare in banchina, tenuta a distanza di sicurezza. Una volta a terra era sempre il vento a decidere il passo, sostenendolo o ostacolandolo. Non è mancata la pioggia e il nevischio pungente sul viso. Ora si sta placando. La tempesta è stanca, presto andrà a dormire. Noi la anticipiamo.

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