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Oro


Salvatore

C'è traffico a Nome, cittadina dell'Alaska. Qualche migliaio di abitanti e un "tot" di automobili, quelle vere, quelle americane, non i soliti "all terrain vehicle" necessari sullo sterrato. Non ce n'è bisogno, qui le strade sono asfaltate. Si muovono lente lungo l'unica direttrice possibile del lungomare o addentrandosi appena verso la chiesa, il supermercato e la stazione dei carburanti. Case su entrambi i lati, qualche albergo e alcuni ristoranti, il museo, la biblioteca e l'ufficio turistico. E i "saloon", quelli con il bancone lungo dieci metri. Se ti siedi in fondo, il barista ti lancia la pinta di birra. La devi prendere al volo, non ti puoi distrarre. C'è traffico a Nome, cittadina dell'Alaska. Qualche centinaio di avventurieri e un "tot" di trabiccoli, quelli strani, quelli americani. Sono zattere o qualunque cosa che galleggi, a volte scafi rimediati, a volte fusti vuoti di petrolio tenuti insieme da una piastra di ferro. Sopra, un marchingegno, una specie di castelletto con nastri trasportatori e setacci. Uno o due posti a sedere. Uno o due motori, fuoribordo. Se ne possono anche affittare. Li vediamo rientrare in porto a sole calato, lenti, mesti. Escono la mattina presto. Passano la giornata davanti alla spiaggia in cerca di fortuna. Rastrellano il fondo marino e setacciano la terra, la sabbia, il fango. Per alcuni dollari il municipio rilascia concessioni per una settimana, un mese, ..., un anno, su in preciso "appezzamento" di mare, sui bassifondi. Restano all'ancora ... ancorati al sogno di altri tempi. Rincorrono la fortuna e la sfortuna rincorre loro. Loro cercano l'oro.

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