Nanni
Quando stavo preparando il nostro viaggio ero ben consapevole che l'ultima parte, che all'epoca prevedeva il passaggio dello Stretto di Bering e l'attraversamento del Mar di Bering per raggiungere le Aleutine, sarebbe stato difficile. Ma c'e' una bella differenza tra pianificare ed essere qui di persona ad affrontare le difficolta' reali che non si riescono a valutare correttamente se non si toccano con mano. Siamo rimasti bloccati a Nome per quasi tre settimane a seguito di una serie di basse pressioni che scorrevano a sud delle Aleutine e che poi si muovevano attraverso il Mar di Bering con venti di burrasca su tutta la zona. Cio' malgrado l'urgenza di andarcene prima che il ghiaccio congelasse tutto il mare, evento atteso di giorno in giorno. Dobbiamo navigare per circa settecento miglia prima di attraversare la linea di isole, le Aleutine, che formano una barriera rocciosa tra il Mar di Bering e l'Oceano Pacifico. Settecento miglia quasi senza rifugio, acque basse, correnti forti e infine brutto tempo in continuta' Abbiamo gia' attraversato la meta' del percorso, appena salpati da un ancoraggio temporaneo dove abbiamo passato la notte (avevo dimenticato di menzionare le lunghe e scure notti dell'autunno) stanchi dall'aver cavalcato da venti ore onde di tre metri e venti di trenta-trentacinque nodi. Il nostro ancoraggio era nel mezzo di una baia lunga dieci e larga quattro miglia, nel cui centro una profondita' di sette metri diventava di colpo un bassofondo di tre. Senza sapere quale fosse lo stato della marea, che qui raggiunge facilmente il metro e mezzo di ampiezza, non potevamo rischiare di spingerci piu' vicino a riva. A meta' della notte siamo stati svegliati da un forte rollio, di solito segnale che l'ancora si fosse spedata e stesse arando. Invece si trattava di una corrente entrante di due nodi e mezzo che teneva la poppa della barca rivolta contro il vento, che stava ancora soffiando a venticinque nodi, e contro le onde. Esperienza interessante! While planning our trip I was aware that the last part, that included at that time passing the Bering Strait, crossing the Bering Sea and reaching the Aleutians, would have been challenging. There is a big difference though between planning and actually being here and facing the real difficulties you could never really appreciate until you see them by yourself. Stuck in Nome for almost three weeks was the result of a series of weather lows running to the south of the Aleutians and then moving across the Bering sea with gale winds over the entire area. Despite the urgency of sailing away before the ice started freezing the sea, that could happen any day now. We have to sail for almost seven hundred miles before crossing the line of islands, the Aleutians, a rocky border between the Arctic and the Pacific Ocean. Seven hundred miles almost without shelter, shallow waters, strong currents and at last continuous bad weather. We have sailed now half of it, just out of a temporary anchorage where we spent the last night (I was forgetting to mention the long dark nights) tired to ride since twenty hours three meters waves and thirty-thirty five knots winds. Our anchorage was in the middle of a ten miles long and four miles wide bay, in the center of it the depth of seven meters gave way to a shallow of three meters. Not knowing the level of the tide, reaching here easily the amplitude of one meter and a half, we couldn't risk getting nearer the shore. In the middle o the night we were awakened by sharp rolling of the boat who seemed to have the anchor dragging. It was instead a two and a half knot incoming current that was keeping our stern against the wind still blowing twenty five knots and the waves. Interesting experience! ----- At 10/9/2012 12:00 AM (utc) our position was 61°09.23'N 166°22.12'W