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Hoodoo Adventures


Salvatore

Pallini di polistirolo si accumulano nell'angolo della finestra. È neve. Guardo fuori, non promette bene. In mezzora già tutto bianco. Best Explorer svernerà a King Cove. Noi, invece, siamo volati a Cold Bay. Da qui sarà più facile raggiungere in volo Anchorage in tempo per il rientro in Italia. Non siamo sicuri di niente: meteo, voli, orari ... con un po' di fortuna in cinque giorni siamo a casa. Torno a guardare fuori, filtra un raggio di sole. Luce buona per fotografare: esito, poi vado. Paola è con me ... è più brava a scegliere inquadrature. Ottantotto anime abitano nel villaggio. Una decina di ospiti occupano le stanze dei lodge. Non si vede nessuno per strada. Uno o due pick-up. Per le foto scegliamo soggetti singolari: una lunga passerella in mare che porta ad un pontile e una cabina telefonica "in the middle of nowhere". Non è ricercatezza, non c'è altro. Maria, una ragazza incontrata all'arrivo in aeroporto, rallenta, si ferma, ci mette in guardia dal procedere a piedi, ci sono orsi in giro. Ci invita a prendere qualcosa di caldo nel lodge dove lavora. Hoodoo Adventure è una specie di rifugio. Rustico ma ben rifinito. Ha stanze da due a cinque posti distribuite su due piani; due sale comuni, in una si mangia. Offrono avventure di pesca o di caccia secondo la stagione. Coffee? Tea? Chiede Loretta. Più tardi, parlando, preciserà che lei non è uno "chef" ma una cuoca perché la sua cucina è naturale e gustosa ... messaggio diretto e chiaro. A tea, please! Rispondo mentre mi alzo in piedi. È sulla finestra del piano superiore che si accumula la neve. Incontra il vetro e scivola nell'angolo in basso a destra. È riparata, il vento non la porta via. Continuo a guardare fuori, le nuvole si sollevano mostrando montagne innevate. Vette puntute e profili rugosi, sembra carta di giornale stropicciata e messa lì, in forma. Will you stay for dinner? Ci sembra una buona idea, accettiamo l'invito. Portiamo: tre pizze da ripassare al forno, faranno da appetizer, un watermelon, cinque banane e un litro e mezzo di birra comprati nello store del Bearfoot Inn. Troviamo: bollito di manzo, purè di patate e broccoli, una yellow pie, vino rosso. Ci fanno compagnia Ridge, il gestore, e altri quattro ospiti della casa. È buio, è tempo da orsi. Le impronte sono visibili sul retro e sulla finestra della dispensa. Pericoloso andare a piedi. Ridge ci riporta in albergo. Ci aspettano domattina a colazione. Hash brown, eggs in any way, beacon & sausages, scones & juices. Poi potremo restare al caldo finché il primo aereo non si alzi in volo per Anchorage. Siamo certi, abbiamo nuovi amici in Alaska.

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