Nanni
Best Explorer è posata su una linea di blocchi di legno, puntellato da quelle che sembrano cassette da frutta, ma sono invece solidi supporti inchiodati a formare dei cubi vuoti all'interno, sopra un tappeto (a nostro carico) steso per contenere i residui delle lavorazioni. Intorno a lei, allineate a coppie una davanti all'altra su diverse corsie barche da pesca, barche a vela e a motore. Lei è arrivata qui qualche giorno fa trasportata per mezzo chilometro dal travel lift del porto, prenotato in anticipo e a disposizione per un'ora al massimo, tra andata e ritorno, appena sufficiente per la bisogna. Dov'è sistemata sarebbe, secondo loro, un cantiere. In realtà è solo un posteggio per barche, in via di smantellamento, come tutti gli altri qui intorno (ce ne sono una dozzina). Tutto questo verrà eiminato il prossimo primo di luglio, quando la società petrolifera nuova proprietaria dell'area farà piazza pulita. Dopo, chissà? Il cantiere dove sono io chiuderà, gli altri non so: non c'è posto dove possano andare, per ora almeno. E dire che questo sembrava essere il miglior rifugio dove fare i lavori necessari. Simo stati fortunati, nel panorama squallido dell'insieme. Un ex pescatore che sta rifacendosi la barca da lavoro ci ha arpionati appena arrivati e si è offerto di occuparsi lui di raddrizzare lo scafo. Inoltre abbiamo saputo solo dopo che questo è uno dei pochi cantieri dove si può vivere in barca a terra. Lo scafo ora è di nuovo a posto, con nuove ordinate al posto delle vecchie che si erano piegate. Il lavoro è stato fatto bene e con intelligenza! Nel frattempo ho provveduto a sostituire l'elica con quella nuova a quattro pale che non avevamo potuto montare in Norvegia per mancanza di tempo. La vecchia è in perfette condizioni. Un servizio egregio che, unito al funzionamento liscio come l'olio che ha sempre mostrato tra ghiacci, tronchi di legno e mari gelati, la dice lunga sulla qualità eccellente delle eliche Jprop. Ora che il lavoro difficile è stato fatto mi dedicherò all'estetica dello scafo, che avevo di necessità trascurato negli ultimi due anni. Nelle pause, poche e inquinate dall'estrema difficoltà e lentezza dei collegamenti con internet, mi godrò lo spettacolo delle montagne dai piedi coperti di foreste di abeti e dei ghiacciai che inghirlandano le late valli qui intorno. Nella luce del sole che lascia ormai solo poche ore di buio circolano alte e lente le aquile pescatrici dalla testa bianca e zigzagano nervose le sterne dalla coda lunga che sostano qui brevemente nel loro lungo viaggio estivo dall'Antartide alle coste dell'Oceano Artico. Fino a ieri il vento era ancora gelato e qui dicono che si è trattato del più lungo inverno da un secolo a questa parte. Ma non eravamo ossessionati dal riscaldamento globale?