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Galapagos Parte II


Il sole picchia verticale sulla testa: siamo o no all’equatore e nelle vicinanze dell’equinozio? Il sentiero che porta alla spiaggia è tracciato chiaramente tra gli alberi che crescono quasi senza foglie e contorti dalle commessure tra blocchi caotici di lava nerastra.

Quanto deve essere stato faticoso e difficile farsi strada qui in mezzo per i pionieri che sono arrivati qui per primi! Noi possiamo invece procedere quasi comodamente, seppure oppressi da un caldo micidiale, schivando le numerose piccole e colorate lucertole che invece se lo godono senza mostrare alcun timore dei nostri pericolosi piedi. Dietro l’ultima piega del sentiero, segnata dalla presenza del velenoso albero del manzanillo accuratamente segnalata, ecco che si apre accecante davanti a noi la spiaggia tanto desiderata.

Sul bianco della sabbia di minuscoli frammenti di conchiglie spiccano numerose forme nere: sono le iguane marine che considerano questa spiaggia e i cespugli retrostanti un ottimo posto per deporre le uova.

Alla nostra sinistra i frangenti rumoreggiano sulle rocce nerissime che chiudono l’arco di sabbia verso sud. Il fondale non è sabbioso, sorprendentemente, ma disseminato di rocce arrotondate, forse già dalla loro formazione sottomarina, forse dall’usura delle onde. In acqua scherzano i leoni marini, che giocano anche sempre intorno allo scafo di Best Explorer. Molti piccoli stanno sdraiati sulla spiaggia e fra le rocce aspettando che le mamme ritornino per allattarli. L’acqua non è limpida come ci aspettavamo: la risacca solleva materiale dal fondo e la visibilità è di pochi metri. Dal nulla una roccia comincia a muoversi: no, mi sbaglio, è una tartaruga marina e l’acqua è profonda non più di un metro e mezzo. Cerco di afferrarla per il carapace e farmi trasportare, ma è viscido e lei guizza via con uno scatto; ripeto la manovra, ma mi sfugge ancora e si dilegua nel torbido. Mentre passeggiamo sulla battigia quattro punte nere e bianche ci si avvicinano a pochi metri nell’acqua. Sono le punte delle ali di due mante o diavoli di mare che sembra stiano accoppiandosi con fantasiose evoluzioni nel’acqua bassa. In alto le fregate con le ali diaboliche e le code biforcute intrecciano cerchi continui senza il minimo sforzo.

Più tardi, è buio da due ore, sulla spiaggia al centro del paese si radunano centinaia di leoni marini con i loro piccoli che cercano ciascuno disordinatamente la sua mamma, con mugolii strazianti, allontanati con muggiti irritati da quelle sbagliate cui si accostano comunque per tettare. La cacofonia è generale e il disordine pure. Per fortuna in assenza di sole la puzza dei corpi e dei loro escrementi è meno penetrante. Dappertutto zampettano senza timore i piccoli e neri fringuelli di Darwin quasi senza coda, comportandosi esattamente come i nostri passeri. Aironi piccoli e grandi in pose ieratiche attendono pazientemente che qualche pesce ignaro passi a tiro del loro becco saettante. È tutto un grande zoo, con un’abbondanza incredibile di animali di tutti i tipi. E dire che non siamo neppure nei luoghi più caratteristici di questo piccolo paradiso fra le acque.

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