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400 Miglia


Quattrocento miglia Tante ne abbiamo percorso ieri sera partendo da Puerto Ayora. Meno di un settimo dell'intera traversata, un nulla. L'oceano è diventato ispido. Sopra le possenti ondulazioni di fondo, che provengono da chissà dove laggiù al sud, nei pressi di Capo Horn, si arricciano onde disordinate provocate da qualche rinforzo dei venti sotto le nubi temporalesche che punteggiano qua e là l'orizzonte. Ci si è messa anche una corrente contraria che ci toglie un po' di velocità. Deve essere un ramo della controcorrente equatoriale che normalmente dovrebbe trovarsi più a nord. Il sole sta rapidamente scendendo dietro le nuvole quasi alla nostra prua rendendo il mare una superficie di argento brillante. I pesci volanti a gruppi di due, tre, cinque, dieci, venti, sorgono all'improvviso ai lati della prua schizzando a ventaglio appena sopra le onde come tante frecce argentate. Solo qualche procellaria sfiora la superficie del mare col suo rapido volo. Sta calando la notte ed ecco che compaiono i bianchi gabbiani che ci fanno compagnia durante tutta la notte. Volano come pallidi fantasmi ai lati della prua, illuminati dalle luci di via. Gradiscono di più stare a destra, dove c'è la luce verde, forse perché riescono meglio a catturare i pesci che prendono abbassandosi a sfiorare appena l'acqua. Volano come misteriosi fantasmi, emettendo continuamente strane grida che somigliano al suono delle nacchere, punteggiate qua e là da delle brevi strida.

Ci piace immaginare che incarnino col loro apparire e sparire dietro alle vele le anime dei trapassati che ci accompagnano beneauguranti vegliando su di noi.

Il cielo fra le nuvole è denso di stelle, nella notte ormai del tutto buia: la luna è al suo ultimo quarto e sorgerà ben dopo mezzanotte. Le costellazioni hanno una posizione strana, a sud dell'equatore. Orione è coricato, dei due carri si vede solo il grande, basso sull'orizzonte settentrionale.

Davanti a noi ci aiutano a tenere la rotta Canopo e la Croce del Sud, mentre la Via Lattea traversa luminosa tutto il cielo.

Al timone l'occhio è fisso sulla luce rossa della bussola e sull'indicatore della direzione del vento: oltre alle stelle sono gli unici riferimenti utili, se vogliamo prescindere dal troppo facile GPS. Nel pozzetto le risate di Enrico si sono spente da tempo e regna il silenzio. Lo sciabordio delle onde è l'unico suono che si sente, oltre alle grida dei gabbiani. La guardia di notte sembra sempre lunga mentre la mente è divisa tra l'attenzione al timone e lo sforzo di resistere al sonno. Rimane poca energia per riflettere, e dire che l'isolamento sarebbe ideale per la meditazione. Di giorno, al contrario, lo spettacolo del mare sempre diverso tiene incatenato lo sguardo come avviene davanti al fuoco del caminetto. Domani è un altro giorno e sarà sicuramente ancora diverso dai precedenti: buona notte!

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