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Acquazzone tropicale


La cresta dei monti si staglia netta contro il cielo azzurro del mattino del tutto sgombro di nubi.

Sono rocce vulcaniche rosseggianti che si innalzano quasi verticali da una selva verde che copre fitta le pendici che scendono ripide verso la valle.

Un attimo dopo frange di nubi da dietro si avvolgono spiraleggiando intorno ai picchi più alti.

È un attimo e le frange si allargano, si distendono, diventano batuffoli, poi pacchi spessi che da trasparenti e poi bianchi si trasformano in dense coperte grigie sempre più scure.

La valle adesso è completamente sovrastata da una coltre compatta che sta scendendo verso il basso.

All’orizzonte verso il mare si vede ancora una fascia di cielo azzurro, ma la coltre si allunga sempre di più e la nasconde.

Sono passati solo pochi minuti e un paesaggio soleggiato e tropicale si è completamente trasformato sotto un cielo grigio che potrebbe senza vergogna trasferirsi nella pianura padana.

L’unica differenza è la temperatura che continua a mantenersi intorno ai trenta e più gradi.

Il vento che spirava dal mare soffia ora dalla valle e le barche si piegano in senso opposto tendendo gli ormeggi che le mantengono con la prua volta verso l’onda lunga del largo.

Ora la cresta dei monti è completamente immersa nella caligine e i fianchi della valle cominciano a sfumarsi sotto le cortine della pioggia che si sta avvicinando alla baia.

È un attimo e le prime gocce cominciano a picchiettare sul ponte. Corriamo a chiudere i boccaporti.

Appena in tempo: le gocce si infittiscono e in pochi secondi la barca è spazzata da un diluvio con l’acqua che scende in cordoni continui e il ponte che si inonda pulendosi finalmente dalla salsedine accumulata nell’ultima navigazione.

Se per sfortuna si fosse dimenticato di chiudere le pareti di tela della cappottina e si uscisse per rimediare ebbene tanto varrebbe portare con sé un sapone e approfittare della circostanza per fare una bella doccia, perché bastano pochi secondi e la maglietta che non vi siete levati è zuppa di acqua e anche i vostri pantaloncini corti stanno subendo la stessa sorte.

Non finisce subito. Insiste, si attenua, sembra che smetta con un angolino di cielo che si mostra timidamente dalla parte dei monti. Macché, riprende più forte di prima. Cessa, ma il cielo rimane grigio. Per un’ora ci lascia sperare, ma si ripresenta con rinnovato impeto.

Poi, mentre sta ancora piovendo a dirotto appare un arcobaleno vicino, luminoso, che dura lo spazio di un respiro e subito dopo il cielo si pulisce in un attimo e torna il sole a picchiare forte, come prima.

Un’ora dopo la barca è completamente asciutta. Rimane in acqua un alone color nocciola dove i torrenti stanno ancora scaricandosi in mare. Siamo a meno di dieci gradi a sud dell’Equatore e questo è quanto accade ogni tre o quattro giorni.

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