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Ultime 150 miglia!


30 Giugno 2012, h 10.36 - Nanni

Ecco un nuovo testo da bordo. Stanno per ripararsi in un fiordo poco a nord di Paamiut, perche` si e` messa una forte corrente contraria di circa 2 nodi, oltre al vento chei e` girato contro. Penso che ci metteranno un po' di piu` per Nuuk, ma sempre in tempo per il cambio. Le aspettative sono grandi, ma un po' confuse. Non avevamo idea di come si sarebbe presentata la Groenlandia: forse come le Svalbard? La prima immagine che abbiamo scorto e` stata da cinquanta miglia al largo: una linea spezzata di ispide montagne azzurro chiaro basse sull'orizzonte. Un paio di giorni dopo la nebbia si e` alzata e abbiamo visto le cime da trenta miglia. Sparse pennellate di neve e montagne aguzze ma non molto alte. Molto meno carateristiche delle cime coperte di neve e dei grandi ghiacciai di Spitzbergen nelle Svalbard. Per ribilanciare le nostre impressioni un gran numero di poderosi iceberg sono sparsi intorno a noi. Avvicinandoci a uno di loro ben piu` alto del nostro albero abbiamo una bella visione della sua superficie liscia e dei fianchi tagliati di netto, attraversati da vene azzurre di ghiaccio compatto e trasparente, di acqua di scioglimento ricongelata durante il lungo viaggio dalla grande distesa della immensa calotta glaciale dell'interno, prima che l'iceberg venisse separato dal ghiacciaio di origine. E cosa dire dei villaggi? Proprio non ne abbiamo idea. A terra le differenze non sono cosi` grandi come quelle che si notano lungo le coste. Provate a navigare lungo le coste del nostro meridione, lungo quelle del Mar Ligure, guardate i vecchi villaggi della costa Galiziana, o della Bretagna, del sud dell'Inghilterra, del'Irlanda, della Scozia, delle Far Oer, della Danimarca, della Svezia,della Norvegia. Ogni nazione, ogni regione ha un aspetto proprio, un sapore speciale, un'atmosfera individuale. Paamiut e` la prima e per ora unica esperienza in Groenlandia. Il fiordo e` lisciato dai ghiacci dell'ultima era glaciale. Una cosa che sorprendentemente non si nota con questa chiarezza nel nord della Norvegia. Un grande peschereccio arrugginito affondato eretto all'ingresso del porto lo annuncia con severita`. Le rocce arrotondate sono punteggiate di case vivacemente colorate, blu, rosse, gialle, grigie. I tetti sono aguzzzi per favorire lo scarico della neve in inverno. Ci ormeggiamo accanto a uno sgangherato peschereccio di legno puzzolente di pesce marcio e coperto di mosche. Quasi subito un Inuit dall'aspetto invecchiato viene per chiedere informazioni su di noi. Gli ofriamo un caffe` e ci racconta storie locali. In danese. Sembra che sia un costume groenlandese: quando issate la bandiera della Groenlandia (un sole rosso che tramonta in campo bianco dietro un orizzonte rosso, bella) state dicendo a tutti che la vostra casa e` aperta alle visite. Per fortuna Mario parla danese come un danese e anch'io ne capisco qualcosa. Il villaggio (2000 abitanti) e` tranquillo e pulito, le persone gentili. Alcuni stanno costruendo o riparando dei kaiak tradizionali per una regata. Sono costruiti con i vecchi metodi, eccetto il rivestimento, che invece di essere in pelle di foca e` in tela verniciata. Il giorno dopo consegnamo alla scuola locale un CD con le presentazioni preparate per il programma di scambio scolastico e i ci fanno fare un giro. Ci sono molti bambini e alcuni vengono fino in barca anche se non sanno una parola di inglese ne` di danese. Siamo partiti nel pomeriggio (tra l'altro: ci sono quattro ore di differenza con l'Italia) verso Nuuk, distante circa 150 miglia e siamo accolti in oceano da cinque megattere. Finalmente c'e` una brezza adatta e possiamo issare tutte le vele. Ci vediamo a Nuuk fra un paio di giorni! The expectations were high, but confused. We didn't know what Greenland would look like: may be like the Svalbard Islands? The first glimpse we had was from 50 miles off: a rugged line of light blue peaks just above the horizon. A couple of days later the fog cleared and we saw the peaks from 30 miles away. Small streaks of snow and pointed but not so high mountains. Much less impressive for the moment than the snow covered and large glaciers of Spizbergen in the Svalbard. To balance our feelings a number of real big icebergs floated all around us. Nearing one of them who was towering well above our mast we had a good look at the white smooth surface and the clean cut sides, streaked by blue veins of solid transparent ice, melted water frozen again during the long journey from the large expanse of the great glacial cap of the interior, before being separated by the mother glacier. And what about villages? Really no idea. On land you do not see so much diversity as you can witness along the shores. Try sailing the south of Italy, along the north coast in the Ligurian sea, look at the old villages along the Galician rias or Brittany and the south of England, Ireland, Scotland, the Faroers, Denmark, Sweden, Norway. Every country, every region has a distinctive appearance, a special flavor, an individual atmosphere. Paamiut has been our first and for now single experience in Greenland. The fiord is smoothed by the glaciers of the last ice age. Something that surprisingly you can't see to the same extent in northern Norway. A wrecked rusty large fisherman glooms upright at the entrance of the harbor. The rounded rocks are punctuated by many brightly colored houses, blue, red, yellow, grey. Roofs are sharply inclined to drop the snow in winter. We moor besides a dilapidated wooden fisherman, stinking of rotten fish and covered with flies. Almost immediately an old looking Inuit comes to ask information about us. We offer him coffee and he tells us local stories. In Danish. It is apparently the local custom: whenever you hoist the Greenlandic flag (a red sun sinking below a red horizon over a white background, quite nice) you tell people around that your house is open to visits. Luckily Mario speaks Danish like a Dane and I myself can understand some of it. The village (2000 inhabitants) is quiet and clean, the people are kind. Some are building or mending kayaks for a coming rowing competition. They are built with the old methods, except for the outer skin, now painted cloth, once seal skin. A day later we present the local school with our CD prepared for the school interchange program and are shown around. There are lots of kids, some drop in to visit the boat even if they do not speak English nor Danish. We have sailed in the afternoon (by the way, we are four hours later than in Italy) towards Nuuk, some 150 miles away, greeted by five humpback whales at the exit to the open sea and now we finally enjoy a fresh breeze and we can hoist all our sails. See you in a couple of days in Nuuk!

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