Postato da Salvatore
Non che abbia un prototipo di domenica ma questa è stata un'altra cosa. Niente passeggiata mattutina in piazza, aperitivo al bar o partite alla radio. Mattinata passata a impaccare i bagagli di Piercarlo, Roberto e Silvano e a pulire la barca. Corsa al supermercato, solo per telefonare in Italia prima che lì sia notte. "Jump on the back" di un pick up che ci da un passaggio fino all'aeroporto. Attesa per l'imbarco dei nostri compagni di ventura, saluti e foto di rito. Fazzoletto sventolato verso l'aereo che rulla in pista, riposto in tasca con un discreto, malcelato, sfioramento degli occhi umidi. Silenziosa passeggiata tornando verso il pontile. Guardiamo il paesaggio desolato... specchio del nostro stato d'animo. Poche case, poi sempre di più. Giriamo senza una meta precisa inseguendo la curiosità. Un edificio, un capannone, una casa elegante in legno che ricorda le nostre Alpi... piano piano ritroviamo le parole. Ci ritroviamo a commentare il senso delle stazioni, teoricamente dismesse ma evidentemente operative, della DEW LINE (defense early warning line) costruite ai tempi della guerra fredda. Una di esse svetta al centro della baia di Tuktoyaktuk e altre, molte, ne abbiamo incontrate lungo il Passaggio. Un po' di vento e qualche schizzo di pioggia non ci convince a rientrare. Passiamo vicini alla stazione di polizia, dietro un gruppo di "compounds" si sentono voci di bambini. Ci avviciniamo e qualcuno ci viene incontro. È Shanda, poi arriva suo marito Michele Francesco Turco (ne intuiamo le origini) in uniforme con in braccio la piccola Katy. Sono guardie della RCMP con le loro famiglie, una comunità nella comunità. Chiacchieriamo come tra amici da sempre, con scambio di inviti. È ora di cena. Due uomini, due marinai, percorrono la lieve discesa verso il pontile. La loro siluette evanescente si dissolve, come la domenica, nel disco del sole che tramonta davanti a loro.