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Immagine del redattoreNanni Acquarone

Vita di bordo


Nanni

Mi sveglio e zittisco la suoneria della sveglia. Sono le due e quaranta del mattino. La mia guardia comincia tra venti minuti, c'e' tempo per una breve visita al bagno. La barca rolla e beccheggia abbastanza ruvidamente: il mare non e' migliorato durante la prima parte della notte. Ieri sera abbiamo ricevuto le ultime previsioni del tempo che promettevano una diminuzione del vento nella notte, cosi' ci aspettavamo anche una riduzione nell'altezza e nella violenza delle onde. Una rapida occhiata al quadro strumenti mi conferma che il vento e' ancora forte: trenta nodi con raffiche. Viaggiamo con due mani di terzaroli alla randa e la trinchettina. Non ci sono stai cambiamenti mentre dormivo: se avessi sentito rumori strani sul ponte mi sarei svegliato. Dormo mezzo vestito per essere pronto a salire rapidamente sul ponte in caso di bisogno. Apro il mio armadio e prendo la salopette della cerata e gli speciali stivali per l'inverno. Seduto sulla mia cuccetta infilo la salopette e calzo gli stivali, attento a sovrapporre loro i pantaloni. Apro di nuovo l'armadio, che avevo richiuso per non farlo sbattere per movimenti della barca, e prendo la giacca. Ben incastrato tra le pareti della mia cabina me la infilo. Ora prendo la cintura di salvataggio e la indosso: e' una stola gonfiabile a forma di ferro di cavallo con una fettuccia di nylon attaccata e due ganci all'estremita' che usiamo obbligatoriamente sul ponte: pesante e goffa. Alla fine restano i guanti e il berretto: sono pronto. Un momento! Dimenticavo la lampada frontale, il coltello da marinaio e' gia' nella tasca della giacca. Salgo la scaletta, apro il tambucio e esco sul ponte, attacco la cintura di sicurezza al suo cavo apposito e mi infilo nel pozzetto, saluto il mio compagno e ci scambiamo informazioni sul tempo e sulla navigazione. A questo punto sono pronto a prendere in mano il timone e a cominciare la mia guardia tenendo la rotta che mi e' stata data dal mio predecessore e guardando nel nero vuoto che c'e' intorno a noi, rischiarato soltanto dalle creste bianche dei frangenti e riempito dal rombo del vento. E' una cerimonia che si ripete ogni nove ore (tre guardie di tre ore l'una) da cinque mesi e da ottomila miglia di viaggio in oceano.... I wake up and silence the alarm clock. It's two forty at night. My watch will begin in twenty minutes, I have time for a quick visit to the toilet before dressing. The boat rolls and pitches somewhat wildly: the sea has not improved during the first part of the night. Yesterday evening we received the last weather forecasts that promised a decrease in wind speed during the night so that we could expect also a reduction in the height and roughness of the waves. A quick look at the instruments panel confirms that the wind is still strong: around thirty knots and gusty. We have a doubly reefed main and a staysail. No changes during my sleep: I would have awakened if I heard a strange noise on deck. I sleep half dressed, to be ready to come on deck within the shortest time. I open my cupboard and get the underside of my weather suit and the special boots for winter conditions. Seated on my bunk I pull the trousers on, then put my feet in the boots and pull the trousers over the boots. I open again the cupboard that I closed to prevent the door slamming because of the boat movements and get the jacket. Jammed between the sides of my cabin I manage to put on the jacket. Now I collect the safety harness and put it on: it is an inflatable horseshoe shaped collar with a nylon string with hooks attached that we use mandatorily on deck, heavy and cumbersome. Last come the hat and the gloves: I'm ready Wait! I forgot to pick up the head lamp, my sailor's knife is already in a pocket of my jacket. I climb the ladder, open the hatch and exit on deck, secure the safety belt to a special cable and slind into the cockpit, greet my mate and exchange information on the sailing and the weather. Then I get the helm and start my watch keeping the course I was given by my mate and peering into the pitch black void around us, lit only by the white foam of the breaking waves and full with the roar of the wind. It is a ceremony repeated every nine hours (three watches of three hours each) since five months and eight thousand miles of ocean sailing...

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