Galapagos Parte I

Islas Encantadas, ecco il nome dato loro dagli spagnoli. Forse per il loro apparire improvviso tra la foschia che spesso le cela, forse per le loro coste ispide e impenetrabili in forte contrasto con le alture coperte di vegetazione lussureggiante, forse per i loro strani animali unici al mondo, chissà. Il nome Galapagos viene invece dalla forma a sella del carapace delle tartarughe giganti uniche di queste isole. Le abbiamo raggiunte in una delle poco frequenti giornate limpide, che in inverno (la nostra estate) sono ancora più rare. Le correnti marine si incontrano in questa zona provenendo da tre o quattro direzioni diverse: quella fredda di Humboldt, dal Sud America, quelle calde da Panama e dal Pacifico Occidentale e quella fredda di Cromwell che risale dagli abissi vicini. A seconda di quella che prevale il mare muta di conseguenza, soprattutto più avanti nella stagione, portando un clima freddo e nebbioso e recando con sé immense quantità di nutrienti che sono una festa per gli animali delle isole. L’isola Darwin, la più settentrionale e la prima che incontriamo, è un bastione roccioso striato coperto da un berretto di cactus verdi, fronteggiato da un immenso arco naturale sorgente da un intero giardino di rossi scogli affioranti e pericolosi. Quella dopo, isola Wolf, porta anch’essa gli stessi segni della sua origine vulcanica, anzi perfino più accentuati, mostrando ancora i fianchi di un mezzo cratere, che cercano di continuare ancora un poco nel mare con alti faraglioni bucherellati. Isole inaccessibili per la loro conformazione e per le regole del Parco Naturale che comprende tutto l’Arcipelago fino a cinquanta miglia al largo e che impediscono l’accesso a tutti, salvo ai pochi operatori turistici autorizzati. Il giorno dopo Isabela, la più grande e interessante, ci ripara dalle lunghe ondulazioni dell’oceano. Il mare si riempie visibilmente di vita: pesci che saltano, uccelli che si buttano in caccia dei branchi in superficie, delfini che accorrono con grandi balzi fuori dell’acqua, tartarughe marine e mante volanti, grandi e misteriose. L’isola sfila accanto a noi con i suoi vulcani a scudo ben riconoscibili striati da recenti nere colate di lava (è anche una delle più giovani) che segnano i fianchi coperti di verde. E pensare che me le figuravo come aride distese di ceneri e lapilli multicolori! Tra le isole i canali sono solcati da correnti forti e spesso imprevedibili, che accelerano e rallentano a turno il nostro progresso. Il vento è capriccioso e spesso molto debole: siamo nella zona delle calme equatoriali. Proprio lì abbiamo appena festeggiato il passaggio della Linea, libando con lo spumante comprato apposta per l’occasione, travestiti da Nettuno e da sirene (del tutto improbabili), col battesimo di rito di noi neofiti e della barca! Non potevamo immaginare uno scenario più bello e opportuno. Ancora una notte di navigazione ed eccoci a Baquerizo Moreno, su San Cristobal, la capitale delle Galapagos. Non è un porto, qui non ce ne sono, ma una rada aperta con qualche pontile per lo sbarco delle derrate. Una nave carica di cibo si è arenata qui da qualche settimana e sta marcendo su un lato della baia. Alcune boe dovrebbero aiutare l’attracco, ma si riveleranno più fastidiose che utili. Nella rada c’è già una decina di barche a vela più numerose barche di pescatori e alcuni battelli turistici. I leoni di mare ne sono gli occupanti più assidui (e odorosi). Case basse orlano la baia, molte delle quali in costruzione che danno un’impressione sgradevole di provvisorietà. Per il resto il paesaggio è attraente, con le sue rocce nere battute dai frangenti, le pendici verdeggianti, le spiagge candide di frammenti di conchiglie e la cima dei monti immersa nelle nuvole quasi perenni. Le formalità d’ingresso sono lunghe e complesse, con non meno di otto funzionari a bordo che controllano minuziosamente e seriamente ogni cosa, dal cibo imbarcato, all’assenza di insetti, alla pulizia della carena che deve essere completa e accurata. Tutto si svolge ordinatamente e con successo, anche grazie all’Agenzia cui ci siamo rivolti per avere un permesso di visita di due mesi, che naturalmente ci viene accordato. Così siamo finalmente liberi di scendere a terra e di andare a fare il bagno tanto atteso tra iguane marine, tartarughe di mare e leoni marini, tutti senza alcun timore per la nostra presenza.
Galapagos Part I Islas Encantadas, this is their name given by the Spaniards. It may be due to the sudden appearance of the island

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