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Immagine del redattoreNanni Acquarone

Cresime a Ua Pou


È maggio, stagione di cresime.

Le comunità locali sono abbastanza piccole da riunirsi tutte in chiesa, ma non abbastanza grandi da aver sviluppato una struttura di accoglienza organizzata. Quando la nave da Papeete attracca, ogni paio di settimane, le poche decine di passeggeri, gli unici che arrivano qui oltre a noi, vengono condotti a fare un giro per la valle, viene loro offerto uno spettacolino di danze e un rinfresco e dopo tre o quattro ore vengono prelevati di nuovo dalla nave che li trasporta altrove.

Non hanno nessuna possibilità di assistere alla messa domenicale delle cresime, come invece abbiamo fatto noi già un paio di volte, avendo la fortuna di poterci fermare nelle isole un po’ a nostro capriccio.

La messa dura due ore e mezza.

Ma non è una messa come quelle cui siamo abituati. Somiglia piuttosto a uno spettacolo cui partecipa tutta la popolazione.

Qui sono con tutta evidenza molto credenti: più di tre quarti degli astanti si presenta a fare la Comunione!

Dietro i primi banchi verso l’altare ci sono quattro tamburi. Lì accanto, dei suonatori con violini e chitarre. Dietro, un coro di uomini e donne vestiti di bianco. Ancora più indietro ragazzi e ragazze in rosso e giallo, quasi una divisa.

Tutte o quasi le donne presenti portano corone di fiori sul capo. Credo che le intreccino personalmente perché sono tutte una diversa dall’altra, compatte e spesse, coloratissime, anche se prevalgono i fiori bianchi e profumati del frangipane.

Portano vestiti lunghi e leggeri ornati da pizzi, solo alcune sono vestite all’occidentale col vestito buono della domenica. Gli uomini sono in camicia, ma anch’essa è di buona qualità e colorata.

Quasi tutte le signore portano i capelli raccolti in una crocchia sulla nuca, intorno alla quale la corona di fiori si adatta perfettamente.

Quando i capelli sono sciolti cascano lunghi e pesanti e lievemente crespi fino alla vita.

I visi sono vagamente orientali, più piatti dei nostri, ma con gli zigomi meno pronunciati e gli occhi meno a mandorla degli orientali veri. Gli occhi sono per lo più scuri e le cornee color crema pallida. Non sembra che portino trucco.

Sulle parti visibili del corpo, braccia, gambe, spalle, collo, viso, non appena l’età supera la pubertà, compaiono tatuaggi elaborati. Nulla di simile ai nostri: sono per lo più forme spiraleggianti con un complesso disegno che potrebbe lontanamente assomigliare ai disegni vichinghi, che spesso è inventato dallo stesso soggetto che lo porta sulla pelle. Ci hanno detto che racconta un po’ la storia della persona con le sue aspirazioni e il suo carattere espresso in simboli tradizionali.

Le parti della messa sono recitate in parte in francese, ma per la maggior parte in polinesiano, di cui ovviamente non capiamo nulla, tutto un susseguirsi di sillabe con tante T e tante U, molto musicale.

Ogni parte letta o recitata viene intervallata da canti polinesiani e spesso anche da danze. I banchi delle ragazze in giallo e rosso si svuotano verso il corridoio centrale e le due file che si formano aspettano il via da un maestro del coro, delle danze e delle cerimonie. Un battito profondo e coinvolgente di tamburi che prende allo stomaco dà inizio a movenze aggraziate, principalmente del torso e delle braccia, ma la naturale spinta alla danza trasuda involontariamente da un leggero movimento che parte dai piedi per risalire verso le gambe e terminare in un fremito appena accennato delle anche, evidentemente in contrasto con le movenze religiose e imploranti della parte superiore del corpo.

Le danze hanno in sé un gusto ancora pagano e non è difficile immaginare scene simili trasportate sulle piattaforme di pietra dei Pao Pao davanti alle statue in pietra degli antichi Dei in attesa di cruenti sacrifici umani.

La cerimonia si protrae a lungo sempre con la stessa alternanza di parti recitate, cantate e danzate. Una particolare cerimonia di offerte, presentate da un gruppo di accoliti tutti vestiti uguali, viene solennemente e lentamente ritmata con una processione in cui fiori, candele e frutta seguono il trasporto solenne del Vangelo verso l’altare.

I cresimandi sono vestiti di bianco e portano collane di fiori bianchi intorno al collo. Si muovono in gruppo e non si separeranno se non alla fine, dopo essere usciti all’aperto dalla chiesa ed avere ricevuto l’omaggio di alcune danze da un gruppo di cinque giovani che mimano qualche scena di caccia o di guerra, sempre al suono coinvolgente dei tamburi e che vengono accolte dalle risate e dagli applausi dei presenti.

La pioggia si incarica di spingere tutti di nuovo in chiesa a chiacchierare e fotografarsi, mentre tutti attendono di partecipare allegramente al banchetto tradizionale, che abbiamo avuto la fortuna di gustare a Tahuata e a cui qui, dove la comunità è più ampia, non parteciperemo.

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