top of page

Atollo


Una peluria nocciola chiaro appare su un punto dell'orizzonte quando l'onda passando sotto la barca la solleva di qualche metro. È la prima avvisaglia dell'atollo di Raroia. Le palme da cocco crescono su una striscia di corallo e sabbia alta pochi metri sul mare e la prima cosa che si vede arrivando sono le loro chiome arruffate appena pettinate dagli alisei. La passe sottovento è un fiume in piena che ci dà il solo vantaggio di scorrere nella direzione del vento e di non sollevare mare cattivo, ma con più di cinque nodi di velocità mette a dura prova i nervi del timoniere che deve lottare per mantenere la prua nell'asse della corrente. L'ancoraggio davanti al villaggio, aperto sulla laguna, è un po' agitato dalle onde che hanno avuto tutto lo spazio per crescere in altezza. L'acqua chiara sul basso fondo di sabbia è popolata da remore e squali pinna nera. A terra le poche case sono ben spaziate lungo un paio di strade pavimentate in cemento che portano alla pista di volo da una parte e ai magazzini dei pescatori di perle dall'altra. Tutti ci salutano incontrandoci, mentre pedalano pacificamente sui tricicli che ospitano i bambini appena usciti dalla scuola. Come dappertutto nei nostri viaggi i bambini sono i primi e i più curiosi nel farci domande: "Come ti chiami? Da dove vieni? E lei come si chiama? Siete su una barca?" Lì accanto grufola un grosso maiale, per nulla interessato all'eccitazione dei bambini, mentre i cani ci degnano solo di un paio di abbaiate e nel migliore dei casi di qualche leccata. La nostra ricerca di qualche verdura o frutta fresca è totalmente inutile, come temevamo: la nave coi rifornimenti arriverà solo fra un paio di settimane e nessuno sembra curarsene. È la vita normale di questi luoghi così isolati, ma dove pesce, polli e frutta sono sempre disponibili: basta allungare una mano! Sappiamo bene che ci basterebbe chiedere e la frutta ci verrebbe probabilmente regalata, ma non abbiamo nulla da dare in cambio, non ci eravamo preparati, e ci sembrerebbe molto scortese non ricambiare in qualche modo. Abbiamo abbondanza di provviste in scatola, ci contenteremo di quelle. Non rimarremo qui a lungo perché i voli di ritorno attendono e non ci sarà il tempo per fare conoscenza coi locali, da sempre il nostro maggior cruccio, ma potremo almeno visitare l'altro lato della laguna, quello sottovento.

L'acqua, a differenza di quella dell'oceano, di uno splendido color lapislazzulo, è color blu zaffiro. Ci avevano avvertito di stare molto attenti alle teste di corallo. Non voglio essere blasfemo, ma dopo i campi di ghiaccio del Passaggio a Nord Ovest mi viene da ridere: basta avere il sole alle spalle e le chiazze color crema, circondate da una stretta fascia di turchese, così rade nell'immensa laguna, si evitano con grande facilità. Meno semplice districarsi fra le boe degli allevamenti di ostriche perlifere che sono state sparse da un seminatore incosciente un po' dappertutto. In nostro aiuto, non richiesto, ma certamente gradito, due pescatori/allevatori giovani e magri su un motoscafo sono venuti a guidarci facendoci strada e indicandoci anche il miglior ancoraggio. La sabbia bianca sotto un'acqua color acquamarina (!) accoglie generosamente la nostra ancora dietro lo schermo di un folto bosco di palme che ci protegge dall'impatto diretto del vento. La superficie del mare è scossa solo da un fremito superficiale: siamo completamente ridossati, mentre al di là della stretta striscia di terra, ancora invisibili da noi, rumoreggiano le onde oceaniche che si frangono contro la barriera corallina. Ci rimane ancora giusto il tempo di una breve visita a terra. Il gommone ci porta fino a un'apertura nell'isola in cui scorre un fiumiciattolo di acqua di mare: è bassa marea, ma le onde dell'oceano valicano il confine della battigia e rovesciano un flusso continuo che penetra nella laguna interna. Sciaguattiamo nell'acqua bassa, accompagnati da squaletti, granchi, murene, paguri e pesci tropicali che approfittano delle acque fortemente ossigenate risalendo la corrente. Le rive, coperte solo in parte da cespugli bassi che ricordano i mirti e le tamerici della Sardegna, sono di vecchie madrepore di cui si riconoscono ancora in parte le specie, ormai grigiastre per l'età. Impossibile procedere se non sicuramente calzati. Il sole si sta abbassando sull'orizzonte: fra poco la notte scenderà rapidissima, dobbiamo affrettarci a rientrare. Qualche airone si abbassa per cercare il suo posatoio notturno, mentre degli uccelli limicoli dal lungo becco curvo si attardano a frugare tra la sabbia qualche animaletto malcapitato. La luce dorata del tramonto ci stimola a riprendere foto e video da pubblicazione: controluci e inquadrature favolose, che ripagano in pieno le aspettative da paradiso tropicale. La notte ormai buia è rotta solo dalla luce lontana dell'abitazione degli allevatori di perle. Sopra di noi la Via Lattea nel suo massimo splendore cinge il cielo con una cintura quasi continua. Stiamo di nuovo godendoci da soli uno dei luoghi più distanti e dimenticati della terra: qui non viene quasi mai nessuno, si fermano tutti al villaggio della parte opposta della laguna. È un'altra perla che si aggiunge nella nostra collana di posti remoti dal fascino incomparabile, esotico e magico che andiamo cercando e scoprendo via via nella nostra peregrinazione: non vi viene voglia di scoprirne altri insieme a noi?

12 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page