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Guardia di notte


Lui è solo in pozzetto e tiene saldamente in mano la ruota del timone. Il suo sguardo è fisso sull'occhio di brace della bussola, attento a mantenere la rotta stabilita. Alle orecchie gli giunge il forte rumore dello sciabordio delle onde sollevate dallo scafo spinto al massimo dal vento al traverso. Il suo volto concentrato è vagamente illuminato dal riflesso delle luci degli strumenti. Il pozzetto è confortevole, chiuso per tre lati dalle pareti di tela della cappottina che riparano dal vento.

Ha lasciato aperto solo il lato di sottovento per percepire direttamente la sensazione del mare. Questo è un vasto cerchio nero senza sfumature che circonda la barca da tutte le parti. L'ultima luce dorata del tramonto si è spenta da un pezzo dietro l'orizzonte oscurato dalle nubi e la luna, all'ultimo quarto, non si è ancora alzata. In cielo, dove le nuvole non lo impediscono, occhieggiano alcune stelle. Davanti a lui c'è l'immancabile Croce del Sud. Sulla destra campeggia Venere, luminosissima, tanto da stendere un lungo tappeto di argento sulle onde. Onde che adesso sono regolari mentre il vento è moderato e l'andatura stabile. La barca risponde docile ai leggeri movimenti del timone, che lui si studia di rendere minimi provandone un piacere quasi sensuale. Può lasciare i suoi pensieri svilupparsi indisturbati. Vorrebbe soprattutto aver vicino qualche persona cara con cui condividere la gioia e la serenità del momento, tenendole la mano, come faceva a volte suo padre con lui. Ma ormai capita così di rado incontrare una persona che sappia godere di queste cose ... Poi, d'un tratto, tutto cambia, precipitosamente. Il cielo, prima solo un po' più luminoso del mare, si oscura improvvisamente e quasi senza intervallo la pioggia prende a picchiare sulla tela e sul ponte con violenza torrenziale. Il vento balza di colpo a trenta nodi. La barca si inclina, sembra quasi che si impenni sulle onde che ora paiono arrivare da ogni parte, c'è troppa tela a riva: è difficile tenere il timone. Lui chiama aiuto. Non riuscirebbe da solo a ridurre le vele. Il compagno esce, la lampada frontale accesa e la cintura di salvataggio addosso e si precipita a rollare il fiocco, che sbatte con violenza primordiale prima di essere ricondotto alla ragione. Poi è la volta della randa, che rovescia sul petto e sulla schiena del malcapitato torrenti d'acqua tiepida prima che, terzarolata a dovere, ritorni a segno. Ormai la tempesta può continuare e la barca torna ad essere governabile. Il compagno scende ad asciugarsi e a riprendere il riposo interrotto e lui torna ad essere solo in pozzetto. Questa volta deve pensare a governare la barca e deve accantonare le riflessioni per un altro momento. Acquazzoni e colpi di vento si susseguono ancora per un'ora, poi torna la calma. Ora la scia dietro la barca è diventata un sentiero luminoso di fosforescenza e lui si siede di traverso per poter tenere d'occhio sia la bussola che la scia, da cui si staccano globi evanescenti che si perdono nella turbolenza. Canticchia fra sé i motivi di vecchie canzoni per tenersi sveglio. La fatica sta cominciando a farsi sentire. Sugli strumenti la distanza dalla meta diminuisce con regolarità, ma è ancora tanta. Lo sguardo corre all'orologio, sempre più spesso: "Speriamo che la sveglia abbia funzionato!" Ecco: arriva il cambio. Ora è questi che prenderà in mano il timone e che farà il suo turno di guardia. Questa volta tra poco sorgerà la luna a rendergli meno monotono il tempo, ma gli toglierà la vista delle stelle e della fosforescenza. Poi quello che verrà dopo ancora vedrà il sorgere del sole, e allora non sarà più guardia di notte ...

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