Da Maupihaa a Rarotonga
Due notti a Maupihaa valgono il viaggio.
Abbiamo scelto questo ancoraggio spinti dal fortissimo desiderio di riposo: non ci saremmo mai neppure sognati di provarci in circostanze diverse.
A trenta metri o meno dall’uscita impetuosa della passe, su una piattaforma di corallo con 7 metri di fondo ed estesa per meno di cinquanta metri dal reef, con dietro di noi tutto l’oceano fino all’Australia.
Vento che soffia a trenta nodi. Mare lungo che arriva fin qui aggirando l’atollo.
Ma con l’ancora che ha tenuto impeccabilmente sollevandoci lo spirito dalla preoccupazione di venire spinti al largo, non avremmo potuto trovare un luogo così carico di pathos e così incredibilmente pittoresco.
Nell’acqua, dove ci siamo immersi ben legati alla barca per non essere rapiti dalla forte corrente, c’era una quantità di pesci incredibile, comprese tre remore sotto la pancia di Best Explorer che cercavano di attaccarsi a noi e una grande manta che volava lenta e possente per entrare nella pass, che ci aveva respinti con indifferenza il giorno prima.
Col ricordo indelebile di Maupihaa nel cuore ci stiamo dirigendo verso Rarotonga. Il mare e il vento si sono molto attenuati e noi solchiamo l’acqua a 6 e 7 nodi spinti da non più di 15 nodi di vento al traverso. Le onde sono ancora alte: alcune superano i quattro metri, ma non sono più aggressive.
Il pilota automatico funziona egregiamente lasciandoci solo il compito di sorvegliarne l’attività.
Il cielo è sgombro e quando la luna tramonta si copre di stelle.
La solitudine completa ci avvolge e ci coccola. Invece di opprimerci ci esalta e ci fa sentire perfettamente liberi. Ritrovarsi così fa dimenticare tutte le fatiche e le preoccupazioni superate per giungere a questo.
Difficile per noi che l’abbiamo provato pensare a un modo di vivere più appagante di così.
Dovreste proprio provarci anche voi!